giovedì 21 marzo 2013

Lucy in the sky with diamonds

 

 


Seicento pagine fitte fitte e stracolme di citazioni dotte, di filosofia del linguaggio, di critica sociale e poi a pagina cinquecentcinquantasette, in mezzo al colore degli anni sessanta nella Londra fotografata da Antonioni, compare “Lucy in the sky with diamonds” che mi accompagna fin da un viaggio per le città d’arte italiane a bordo di una 2CV arancio ( era la mia!), per arrivare a domenica scorsa quando ho abbracciato la mia nipotina Lucia stonando le note del suo ritornello, come sempre.
Come Frederica, la protagonista, non ho orecchio per la musica e un po’ banalmente i Beatles sono la mia colonna sonora di quegli anni che furono brevi ma il cui “ ricordo sembrerà molto più lungo di quanto sia in realtà”.
E quei favolosi anni sono i protagonisti di questo lungo romanzo di una romantica donna inglese postmoderna, l’ Asten di “Ragione e sentimento” del XX secolo.
Protagonista è Frederica che lotta per l’emancipazione, cosa vecchia per noi donne post sessantotto se Nigel non facesse al tiro con l’ascia con lei e se il giudice del processo per il divorzio non la tormentasse sui particolari della sua vita sessuale, prima, durante e dopo il matrimonio fino a mettere in dubbio la sifilide contagiatale dal marito. Fino a reputarla una madre anaffettiva, perché è una donna che legge.
Se non fossero storie d’ogni giorno, mi verrebbe da dire che la Byatt avesse scritto sotto la suggestione della Medea della Wolf.
E poi c’è Jude Mason, autore della “Torre del balbettio” romanzo nel romanzo, e il processo intentatogli per l’oscenità del contenuto del suo libro.
Jude Mason esiste davvero ed è autore di romanzi erotici, ma non so dire se quest’ultimo abbia scelto come pseudonimo il personaggio della Torre di babele o la scrittrice abbia introdotto nel suo romanzo un personaggio reale, come del resto ha chiamato a testimoniare in favore dello stravagante scrittore, Anthony Burgess.
E tutto si amalgama: la lotta femminista e i suoi ostacoli insormontabili, il melodramma dello scrittore maledetto, i fantasmi della mente dell’uomo sdoppiato ma reale. E sullo sfondo le minigonne di Mary Quant,l’ LSD, la musica, il Vietnam e le lotte di liberazione, tutto e subito.
Sempre rigorosamente usando l’indicativo presente che ha un effetto di presente storico dopo cinquant’anni.
C’ è un fiorire di Shakespeare, Blacke, Fourier, Sade, Kafka e tanti altri fino a Lawrence, il cui processo per Lady Chatterly fa testo in quello intestato a Mason. Perché questi sono la materia di cui è formata Frederica che vorrebbe scrivere, ma legge tanto per riuscire a essere una buona critica di se stessa: non ci si può liberare del proprio io nello scrivere, possibile solo se non si è l’autore di ciò che si legge e se il linguaggio non fosse così limitato per esprimere la verità di ognuno di noi.
Una babele, il linguaggio, che la commissione scolastica ministeriale tenta di dipanare con incerti risultati.
E tra quelle rivoluzioni, vissute consapevolmente, non potevano mancare la biologia molecolare allora agli albori e che avrebbe cambiato la vita; l’arte,la musica e la religione vecchia e nuova con il suo proliferare di comunità spirituali “dionisiache”.
Un’epoca sezionata e fatta quotidianità tra la compassata campagna inglese e l’underground londinese.
Un mondo che anche per me è scivolato impercettibilmente dal passato prossimo a quello remoto e che dei tempi remoti ha il gusto di favola.

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